Lo scorso febbraio lo IACP di Bari, in occasione del suo centenario, ha raccontato attraverso una mostra organizzata presso il Fortino S. Antonio a Bari l’importante e decisivo ruolo che i quartieri pubblici hanno avuto nella costruzione delle nostre città. La mostra organizzata per sezioni tematiche metteva a confronto diversi casi ponendo in risalto non solo alcune invarianti dei quartieri e degli edifici pubblici, ma anche alcuni tratti problematici degli stessi, punto di partenza per una riflessione che oggi si spinge verso una dimensione progettuale dell’abitare la città pubblica. I quartieri pubblici raccontano un pezzo di storia delle nostre città, dei rapporti sociali, dei modi di vivere il territorio oltre a rappresentare un grosso campo di sperimentazione della cultura architettonica ed u r b a n i s t i c a che per tappe progressive ha modificato il modo di costruire la città i suoi aspetti fisici, i rapporti tra pieni e vuoti, tra spazio privato e spazio collettivo. Obiettivo della mostra è stato quello di analizzare e comprendere le reali ricadute della città pubblica nello sviluppo urbanistico: la definizione delle direttrici di espansione, la rottura dell’isolato ottocentesco e le nuove idee di città, la sperimentazione tipologica e la relazione con gli spazi aperti. Il processo di sperimentazione operato in questi cento anni, fa emergere le diverse città pubbliche che si sono susseguite ed accostate. Dai primi frammenti inglobati all’interno della città consolidata ai grossi quartieri 167 posti ai margini del tessuto insediativo già esistente, l’edilizia pubblica ha stabilito nuove regole nel lessico dello spazio urbano, nuovi rapporti dimensionali, diverse modalità aggregative degli elementi che compongono queste parti di città sempre comunque caratterizzate da una minore densità, da una dilatazione del tessuto insediativo e da una porosità dovuta alla maggiore presenza di spazi aperti, alla quale non ha però corrisposto un aumento della qualità di vita nei quartieri. Il disagio sociale è spesso dovuto non solo ai difficili rapporti con la città, ma anche alla mancata realizzazione di aree attrezzate, alla frammentazione e alla privatizzazione degli spazi aperti, alla scarsa presenza di aree ad uso collettivo.
Spesso a confine con importanti tracciati infrastrutturali i quartieri si trovano in una condizione di isolamento, il tema del bordo e del limite non è risolto in modo chiaro, ed il progetto non specifica ed articola lo spazio aperto se non indicandone alcune macro-categorie. È probabilmente dal tema delle connessioni e dei vuoti che bisognerà ripartire per trasformare queste parti di città riqualificandole.
Il suolo urbano e le centralità costituiscono due temi sui quali il progetto di riqualificazione dovrà puntare, cercando di recuperare una visione d’assieme della città pubblica e delle relazioni che posso